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Progetto Palcoscenico

Incontro conoscitivo giovedì 10 ottobre dalle 20:30 alle 21:30
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LABORATORIO TEATRALE - PROGETTO PALCOSCENICO
UN UMANO TROPPO UMANO
Condotto da Gabriella Foletto

Il laboratorio è rivolto ad allievi-attori con almeno due anni di formazione interessati a intraprendere un intenso percorso sulle tematiche che Franz Kafka esplora nel suo romanzo Il castello e alla preparazione e messinscena del testo drammaturgico che emergerà nel corso del laboratorio stesso.

Il laboratorio prevede una lezione frontale sull’autore e la sua opera, analisi del testo, training fisico e vocale orientato all’allenamento base dell’attore, improvvisazioni su testo e contenuti, prove orientate all’allestimento dello spettacolo finale.

INCONTRO CONOSCITIVO

Giovedì 10 ottobre - h 20:30-21:30

DURATA

50 h, da ottobre 2019 a febbraio 2020

FREQUENZA

Giovedì h 20:30 - 23
Sabato 15 e Domenica 16 febbraio 2020 - 7,5 h (in orari da definire successivamente)
Inizio: Giovedì 17 ottobre

SPETTACOLO

Mercoledì 19 febbraio 2020 - H 21:00
c/o Teatro Oscar di Milano

Il castello è un romanzo incompiuto composto nella prima metà del XX secolo. K. è l’agrimensore, così crede, di un villaggio innevato e senza nome di cui si sa per certo che è governato dai signori di un castello. Il castello è ben visibile dal villaggio ma quando K. prova a raggiungerlo scopre che la via principale non raggiunge l’imponente struttura. K. si ritrova presto a vivere in un villaggio in cui le persone si comportano nei modi più insoliti pur mantenendo un’apparenza di normalità. K. si sente un estraneo, emarginato, limitato. Ogni suo fine è frustrato da rallentamenti nella successione degli eventi, rallentamenti che determinano l’impossibilità di raggiungere lo scopo. Il romanzo può essere visto come una rilettura sistematica dell’individuo di fronte all’incomprensibile. Incomprensibile che non è più la natura, gli eventi fisici, le disgrazie individuali. Incomprensibilità del complesso organizzativo umano e delle sue risorse. Gli esseri umani diventano essi stessi incomprensibili. Il castello è ciò che l’individuo del mondo occidentale chiama “sistema”. Non sa cos’è, come gestire, non sa come accedere, non sa neppure se esista. Di sicuro è irraggiungibile, ma di sicuro il “sistema” può raggiungere lui. Ne parla come se si trattasse di un male incurabile, sussurrando, abbassando la voce, facendo finta di non sapere. Ma in cuor suo sa che quel “male”, quel “sistema” è qualcosa a cui deve interamente la sua esistenza, non può vivere senza. Questa è la verità che Kafka ha ricostruito nel romanzo. (da un’analisi di Giangiuseppe Pili, Ph.D. in filosofia)

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